spot_img
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

Etiopia: criptovalute, energivore ma fonte di valuta estera

di: Andrea Spinelli Barrile | 19 Agosto 2025

L’Etiopia ha sospeso il rilascio di permessi per le società straniere di mining di Bitcoin e, per il momento, nessuna nuova società potrà insediarsi nel Paese per minare criptovalute.

Lo riportano i giornali etiopi, che analizzato la questione soprattutto sotto il profilo energetico. Attualmente, sono attive nel Paese una ventina di società straniere, per lo più cinesi, e il governo di Addis Abeba sta adottando misure precauzionali per evitare di penalizzare le famiglie etiopi nell’approvvigionamento di energia elettrica: per ammissione dello stesso ministero dell’Energia, solo il 25% del Paese è attualmente coperto dalla rete elettrica e metà della popolazione etiope (che in totale è di 132 milioni di cittadini) attualmente non ha accesso all’elettricità. Nonostante questo contesto, si calcola che un terzo della produzione elettrica nazionale sarà utilizzato, entro fine anno, per minare Bitcoin e altre criptovalute.

Uno spreco se consideriamo che, come detto la settimana scorsa da Ashber Balcha, amministratore delegato della società pubblica Ethiopian Electric Power (Eep), “questa non è mai stata una strategia a lungo termine. Tra qualche anno, queste aziende dovranno abbandonare il settore o concentrarsi su altri settori”.

Il mining di criptovalute tuttavia è un importante fonte di valuta estera per il Paese dell’Africa orientale, quasi 300 milioni di dollari l’anno scorso, una manna dal cielo per un’economia a corto di liquidità.

Il tema energetico in Etiopia è di rilievo: negli ultimi cinque anni la Grande diga del rinascimento (Gerd) ha aumentato la sua produzione da 2 a 8 gigawatt e questo dato potrebbe aumentare, visto che a settembre l’opera sarà ufficialmente completata e inaugurata. Tuttavia, la produzione di energia va più veloce della costruzione delle linee elettriche e, per evitare di sprecare questo surplus energetico, questo viene venduto alle società che minano Bitcoin, che tuttavia non reinvestono nella costruzione delle infrastrutture elettriche. Un paradosso che il governo vorrebbe bilanciare.

© Riproduzione riservata

Articoli correlati

Innovaton Week Bari

spot_img

I Podcast

spot_img

Rubriche