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Tunisia: la crisi rende difficile celebrare Eid al-Adha

di: Enrico Casale | 29 Maggio 2025

A pochi giorni dall’Eid al-Adha, le famiglie tunisine affrontano un’impennata vertiginosa dei prezzi della carne, rendendo il tradizionale acquisto dell’animale sacrificale un lusso inaccessibile per molti. Come riportato da The New Arab, i costi attuali superano di gran lunga il reddito mensile delle fasce più povere della popolazione, scatenando appelli per un intervento statale e persino proposte di sospendere il rito sacrificale.

Al mercato del bestiame di Ouardia a Tunisi, il prezzo delle pecore varia tra i 920 e i 1.800 dinari (295-575 dollari). Per le famiglie che vivono con un sussidio governativo di 260 dinari al mese (83 dollari), o anche con il salario minimo di 493 dinari (157 dollari), l’acquisto è di fatto impossibile. Un tassista di nome Nadir Hammami ha espresso la sua delusione a The New Arab, affermando: “Ho promesso ai miei figli che ne avremmo avuto uno. Ma a meno che non accada un miracolo, quest’anno non ci sarà l’Eid per noi.”

Il ministero degli Affari Sociali tunisino stima che circa 900.000 famiglie dipendano dagli aiuti sociali, evidenziando il grave impatto dell’inflazione e della stagnazione economica. Il gruppo della società civile Men Haqqi Nsaalek ha criticato l’assenza dello Stato, accusandolo di non riuscire a regolamentare i prezzi o a offrire alternative.

In risposta alle pressioni, il ministero del Commercio ha annunciato prezzi massimi per l’agnello (non più di 38,9 dinari/kg) e la carne bovina (tra 28,3 e 37,9 dinari/kg). Tuttavia, The New Arab riporta che l’applicazione di queste misure sul campo è limitata, con l’agnello ancora venduto a 50 dinari al chilo in molte macellerie di Tunisi.

La crisi è aggravata da sette anni consecutivi di siccità nella regione del Maghreb, che ha compromesso l’agricoltura e aumentato i costi dei mangimi. Molti allevatori hanno ridotto o abbandonato l’attività, contribuendo alla diminuzione dell’offerta e all’aumento dei prezzi.

Mentre alcuni suggeriscono alla Tunisia di seguire l’esempio del Marocco, che ha incoraggiato i cittadini a rinunciare al sacrificio dell’Eid, la leadership religiosa tunisina ha respinto tale idea. Il Gran Mufti, lo sceicco Hichem Ben Mahmoud, ha emesso una fatwa a marzo, affermando che il sacrificio, pur non essendo obbligatorio, rimane “un rito sacro” che non dovrebbe essere sospeso.

A differenza dell’Algeria, che ha optato per l’importazione di un milione di pecore per far fronte alla carenza, la Tunisia non importa bestiame dal 2012. I mercati rimangono affollati fino a tarda notte, ma molti visitatori, come osservato da The New Arab, si limitano a guardare, consapevoli di non potersi permettere l’acquisto.

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